La Psico Neuro Immunologia – PNEI - Silvia Vitale Osteopata a Roma
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La Psico Neuro Immunologia – PNEI

La Psico Neuro Immunologia – PNEI

Psico Neuro Immunologia
Effetti delle emozioni sui processi dell'organismo

Si caratterizza come un nuovo modello teorico che studia le relazioni tra sistema nervoso, sistema immunitario, sistema ormonale e stati mentali.

La PNEI si propone come superamento della frammentazione del sapere scientifico in ambito medico-biologico e psicologico guardando all’individuo nella sua interezza e in relazione con l’ambiente di cui è parte.

Si occupa quindi dell’influenza delle emozioni, degli eventi di vita e dei fattori psicologici sui processi normali e patologici dell’organismo.

Questo approccio teorico sta trasformando radicalmente il modo di interpretare l’essere umano e propone una visione interattiva anche nei suoi principali sistemi di comunicazione interna.

L’uomo è in interazione costante e continua con l’ambiente che lo circonda.

La mente attraverso l’azione cognitiva, la coscienza e le emozioni svolge un ruolo determinante in ogni processo nervoso e immunitario.

I sistemi e gli apparati dell’organismo umano interagiscono tra loro influenzandosi reciprocamente e usano molecole che al tempo stesso possono fungere da neurotrasmettitori, ormoni e citochine.

La scoperta della neuroimmunomodulazione, ovvero dei meccanismi attraverso cui il cervello e il sistema immunitario si modulano a vicenda, ha creato nuovi ponti tra discipline diverse:

  • immunologia
  • endocrinologia
  • infettivologia
  • psicologia clinica
  • psichiatria
  • neurologia

Ha apportato un enorme contributo alla valutazione di tutte le malattie.
La malattia (p.e. infezioni, intolleranze, allergie, contusioni, fratture) può ora essere vista come il risultato di un evento ambientale (stressor) esterno al nostro organismo (virus, batteri, allergeni, traumi fisici ) che induce una alterazione alla nostra omeostasi.

L’organismo cercherà di ripristinare l’equilibrio omeostatico e avrà tanto più successo quanto più i suoi sistemi di funzionamento (nervoso, endocrino, immunologico, motorio, viscerale) saranno integri funzionalmente e comunicheranno correttamente tra loro tramite neurotrasmettitori, ormoni e citochine.

Purtroppo è stato dimostrato che in tale meccanismo di risposta all’ambiente è insito passare progressivamente da un’attivazione fisiologica normale e adattativa dei nostri sistemi a un’attivazione disfunzionale, che rende l’organismo più suscettibile alla malattia o favorisce l’instaurarsi di postumi cronici o porta a nuovi processi patologici.

La sindrome generale di adattamento (SGA) è la modifica adattativa disfunzionale, totalmente inconsapevole, stabile e autoriproducentesi, del nostro intero organismo alle interazioni ambientali.

La genesi e la cronicizzazione dello stato di adattamento disfunzionale dell’organismo sono in parte geneticamente determinate e in parte acquisite o modificate tramite l’apprendimento.
Tale apprendimento nel suo aspetto sia percettivo che motorio si attua attraverso i meccanismi dell’apprendimento stimolo-risposta (p.e. condizionamento classico e condizionamento operante) e dell’apprendimento associativo, grazie all’attivazioni di aree cerebrali specifiche sensoriali, motorie e associative e alla presenza di una permanente plasticità neuronale, che è stato dimostrato essere presente in ogni epoca della vita.

La valutazione cognitiva dell’evento ambientale ha un ruolo determinante per instaurare l’adattamento disfunzionale dell’organismo.

Il nostro organismo, nella totalità delle sue espressioni, reagisce ad ogni stimolo ambientale, se riconosciuto significativo dalla nostra valutazione cognitiva corticale, tramite un’emozione, costituita sia dalla reazione emozionale, inizialmente inconsapevole, sia dalla sensazione emozionale, conscia.

Le caratteristiche individuali di “reazione emozionale” coinvolgono dapprima aspetti inconsapevoli di reazione comportamentale (movimenti muscolari adeguati alla situazione), vegetativa (prevalenza di attività del sistema nervoso autonomo simpatico per mobilizzare e utilizzare maggiore energia), ormonale (di supporto alle risposte vegetative grazie all’azione di catecolamine e ormoni steroidei) e immunologica (attivazione e modulazione delle citochine pro e anti infiammatorie e delle cellule immunitarie) che portano di ritorno informazioni sensoriali (da muscoli e visceri) rese poi consapevoli e manifestantesi come “sensazione emozionale”, psichica.

Quest’ultima svolge ulteriore opera di rinforzo e finalizzazione della strategia adattativa di sopravvivenza elaborata in risposta all’informazione emotiva ambientale.

Le modalità qualitative e quantitative di espressione sono diverse a seconda degli individui ma sempre simili nell’ambito della stessa persona, indipendentemente dal tipo di evento stressante subito.

La valutazione cognitiva è maggiore di fronte a stimoli di bassa intensità stressante e di tipo psico-sociale.

Tale reazione tende ad essere altamente specifica e individualizzata, cioè noi apprendiamo e quindi personalizziamo maggiormente gli schemi di reazione organica e comportamentale a situazioni comuni.

Invece, di fronte a stimoli ad alta potenzialità stressante la mediazione cognitiva tende ad essere minore e la risposta più aspecifica. Entrambi i tipi di risposta comunque coesistono nello stesso individuo, se pure con differente espressività a seconda di qualità e durata dello stimolo e della sua valenza emozionale per la persona interessata.

Il mantenimento dell’attivazione del programma di stress, comportando una durata anormale dell’attivazione dei sistemi biologici, genera un’autoalimentazione delle reazioni e dell’attivazione neurovegetativa ed endocrina, con ripercussioni anche sul sistema immunitario.

L’organismo entra così nell’area di rischio disfunzionale neuropsicofisico.

Alterazioni sia somato-biologiche che psico-comportamentali possono avere origine da stessi eventi valutati come emozionalmente significativi.

In ogni tipo di affezione patologica esiste uno stretto nesso con uno stato di adattamento disfunzionale dell’organismo.

Intervenire con trattamenti terapeutici volti a migliorare o conservare al meglio l’adattamento funzionale all’ambiente del nostro organismo, è sia azione terapeutica che preventiva.

L’ONU definisce lo stato di salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e relazionale e non semplicemente l’assenza di condizioni patologiche o infermità”.

L’applicazione della PNEI in ambito medico-sociale è quindi curare e prevenire, proponendo interventi terapeutici (nutrizione clinica, terapia di riequilibrio neuropsicofisico con CEMP EBS, integratori ad azione sulle cellule del sistema immunitario, ecc.) che integrino e completino le attuali terapie.

Carla Lendaro

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